Letargo nelle tartarughe terrestri

Le testuggini mediterranee (Testudo hermanni, Testudo graeca, Testudo marginata) sono rettili molto diffusi nelle case degli italiani.
Molte persone decidono di adottare questi animali perché ben si adattano alla vita frenetica dei nostri giorni. Non hanno necessità di essere portati a passeggio, sopportano bene la solitudine non essendo animali sociali, richiedono pochissimo tempo dedicato per le loro esigenze gestionali. Non emettono suoni molesti per i vicini e possono essere facilmente spostati quando ci si muove di casa. Le tartarughe terrestri sono animali intelligenti e riconoscono le persone che se prendono cura di loro.

Questi rettili sono autoctoni dei nostri climi, ovvero sono presenti nel nostro territorio sin dalla notte dei tempi ed il loro metabolismo è perfettamente adattato alla stagionalità caratteristica del sud Europa.
Una corretta gestione di questi animali deve rispettare queste loro peculiarità, consentendo loro di svolgere il normale letargo in sicurezza ogni anno. Il letargo sembra implicato positivamente nella corretta funzionalità del sistema immunitario e del sistema riproduttivo.

Il letargo è una quindi una condizione indispensabile per la salute delle nostre tartarughe e consiste in un progressivo rallentamento del metabolismo che consente di superare il periodo dell’anno invernale al riparo sottoterra.
Il letargo deve essere preparato gradualmente, ovvero può essere svolto in natura, in giardino, solo per animali che siano stati inseriti in contesto naturale da molti mesi, meglio si dai primi tepori primaverili. In questo modo la tartaruga sentirà l’avvicinarsi del periodo freddo e metterà in atto la strategia utile per preparare il letargo.
L’animale che debba esser emesso in letargo osserverà un lungo di digiuno, di almeno tre settimane, per consentire all’intestino di liberarsi di ogni resto di cibo prima di mettersi a dormire.

Un luogo adatto al letargo dovrà essere un’area del giardino dove non ristagni l’acqua piovana, possibilmente vicino ad un muro perimetrale o sotto delle piante. Il terreno potrà essere mosso in superficie e mescolato con sabbia di fiume e torba per facilità l’interramento. Quando l’animale si sarà interrato sarà utile ricoprire l’area con un abbondante strato di paglia e foglie secche per ridurre il rischio di congelamento.
Qualora il letargo venisse fatto all’interno dell’abitazione è fondamentale garantire un abbassamento graduale delle temperature fino a raggiungere nell’arco alcune settimane una temperatura di 6/10 C°. Temperature più alte, come quelle presenti nei garage o nelle stanze interne alla casa con il riscaldamento spento (circa 15 C°), non garantiscono un letargo adeguato. L’animale infatti non ha una temperatura sufficiente per muoversi e mangiare, ma il suo metabolismo è ancora attivo e quindi consuma molta energia. Animali ospitati a temperature inadeguate spesso perdono molto peso durante il letargo e si predispongono a sviluppare infezioni a carico di germi opportunisti.
Il letargo può essere fatto a qualunque età dell’animale, unico inconveniente una condizione di malessere o malattia. Devono essere messi in letargo solo animali perfettamente sani, quelli in cura andranno tenuti svegli in un terrario riscaldato.

Per animali che svolgano il letargo in ambiente esterno si raccomanda di vigilare l’area perché durante il sonno possono essere preda di aggressioni a carico di roditori come i topi ed i ratti.

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Cenni di alimentazione dei serpenti

L’alimentazione dei serpenti è molto diversa da quella dei mammiferi, sia come tecnica di ingestione sia come tipologia di alimento. Tutti i serpenti ingeriscono la preda intera senza masticarla.
La dimensione della preda può essere di molto superiore al diametro del serpente per la loro nota capacità di disarticolare la mandibola nell’atto dell’ingestione e per la flessibilità del loro corpo. I serpenti hanno la capacità di aprire la bocca a 160°. Le due emi-mandibole non sono fuse, ma connesse da un legamento elastico; possono quindi muoversi indipendentemente l’una dall’altra per ingerire la preda. Inoltre le mandibole si connettono al cranio con una doppia articolazione per la presenza dell’osso quadrato. I denti degli ofidi si rimpiazzano una volta caduti.
Molti serpenti presentano superiormente due file di denti, una attaccata alle ossa mascellari e una alle ossa palatine.

La maggior parte dei serpenti non velenosi hanno una dentizione semplice costituita da denti ricurvi (come la maggior parte dei boidi e dei colubridi). Questi denti non sono canalicolati né solcati e vengono detti aglifi.
Nei serpenti velenosi della famiglia dei colubridi si trovano denti veleniferi collocati posteriormente (es. genere Boiga). Tali denti vengono detti opistoglifi.
I denti veleniferi anteriori possono essere fissi come nei cobra e nei mamba e sono detti proteroglifi (presentano una scanalatura che serve a veicolare il veleno).
I denti solenoglifi sono denti veleniferi a perno e canalicolati. Si presentano ripiegati all’indietro lungo il palato quando la bocca è chiusa. Quando la bocca viene aperta per mordere si raddrizzano; presentano un canale interno attraverso cui viene iniettato il veleno. Dietro ai denti principali sono presenti altri denti di rimpiazzo che li sostituiscono se vengono persi. Si trovano in vipereaspidi e crotali.

Un animale per riprodurre deve avere un buono stato di nutrizione e riserve corporee di grasso perché durante la riproduzione non mangerà a sufficienza.
I maschi di molte specie non mangiano per molti mesi quando sono eccitati dalla presenza delle femmine e questo è causa frequente di deperimento e morte.
Le femmine una volta che il prodotto del concepimento (uova o piccoli) iniziano a crescere nel loro addome occupando spazio smettono di mangiare o mangiano solo prede molto piccole.
Oggi in commercio sono di facile reperibilità topi e ratti di diversa età e dimensioni congelati e venduti in sacchetti. Possono essere conservati in congelatori e scongelati all’occorrenza per nutrire i propri serpenti.
Lo scongelamento deve essere lento per non perdere proprietà nutrizionali della preda e le prede possono essere integrate con vitamine e minerali prima di fornirle agli animali.
Alcuni allevatori preferiscono allevare e nutrire loro le prede che forniranno ai propri riproduttori per curare molto la alimentazione e la salute dei roditori.
Le prede vive sono spesso l’unica soluzione per soggetti anoressici o disoressici perché stimolano maggiormente l’appetito e l’aggressività predatoria.
A volte infatti la preda che resta a lungo con ili serpente anoressico arriva lei stessa a morderlo con il rischio di lesioni gravi.

Serpenti arboricoli che in natura mangiano uccelli e loro uova vanni alimentati con animali “da penna”. Di solito si usano pulcini per le taglie inferiori e quaglie e piccioni per le taglie più grandi. Alcuni serpenti gradiscono le uova di quaglia e di gallina che rappresentano in cibo molto nutriente.
Serpenti che vivono in corsi d’acqua come le Anaconda hanno bisogno di assumere pesce (trote, carpe, ecc.) alternato a roditori.
I baby di serpente mangiano insetti in quasi tutte le specie. Amano grilli, cavallette, piccole lucertole e camole e tarme. In commercio spesso vengono usati sauri del genere anolis come pasto per le specie difficili.
Per i soggetti che rifiutano il pasto può essere utile forzare l’alimentazione con code e zampe di topo che rappresentano un pasto completo e di facile digestione.

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Il corretto utilizzo delle lampade nei rettili

L’allevamento dei rettili, sia in termini di riproduzione sia di semplice adozione di un singolo esemplare da compagnia, non può prescindere da un corretto utilizzo delle lampade. Quest’ultime sono strumento indispensabile per garantire una vita sana e quanto più possibile lunga ai nostri animali.
I rettili sono animali poichilotermici, ovvero regolano la loro temperatura corporea in funzione della temperatura dell’ambiente nel quale vivono.
La temperatura del terrario che li ospita, così come l’umidità del terrario, sono quindi i due parametri più importanti da attenzionare in qualsiasi specie di rettile si voglia allevare. Ma quali sono le temperature migliori e l’umidità migliore per ogni singolo rettile?
La risposta non può essere univoca, perché dipende dall’ambiente di origine del rettile in questione. Possiamo quindi affermare che la temperatura migliore è quella più simile a quanto troverebbe in natura nei diversi momenti dell’anno.
Solo conoscendo l’areale di provenienza e le fluttuazioni di temperatura che lo caratterizzino potremmo garantire al nostro pet le condizioni termiche ideali. In rete si trovano molte schede tecniche per le diverse specie che indicano i range di temperatura ideali che ci potranno guidare nella scelta dei parametri ambientali.

A carattere generale dobbiamo ricordare che ogni rettile deve però, a prescindere dalla specie e dall’areale di provenienza, essere ospitato in una teca che garantisca un gradiente termico differenziale. Significa che non vi può essere la stessa temperatura in ogni angolo della teca, ma serve creare una “zona calda” sotto le lampade riscaldanti ed una “zona fredda” lontano dalle stesse. In questo modo l’animale potrà decidere a che temperatura esporre il suo corpo a seconda della fase metaboliche che sta attraversando (es. digestione, riposo, muta della pelle, ecc.). A titolo di esempio una zona calda a 32 C° ed una zona fredda a 20 C° garantiscono al nostro rettile i due estremi di temperatura e nelle zone intermedie anche le temperature intermedie tra zona calda e fredda.
Per garantire il gradiente termico va da sé che le lampade debbano essere messe tutte ad una estremità del terrario e non separate alle due estremità.
L’utilizzo delle lampade è ideale per tutti i rettili che siano soliti in natura riscaldarsi esponendosi al sole. Per i rettili che invece preferiscano scaldarsi appoggiando il corpo su superfici calde (es. la sera su sassi scaldati dal sole durante il giorno) va valutato l’utilizzo di resistenze elettriche (es. tappetini riscaldanti) da posizionarsi sotto la base del terrario.
Ci sono due tipologie di lampade, quelle riscaldanti e quelle a radiazione ultravioletta.
Le lampade riscaldanti servono esclusivamente per dare calore all’animale. Ve ne sono a luce chiara, a luce rossa (infrarossi) o in ceramica (non emettono luce visibile ma solo calore). La temperatura sotto lampada va sempre misurata e può essere variata alzando ed abbassando la lampada o cambiando la potenza della stessa. Le lampade non devono mai venire a contatto con gli animali per evitare ustioni. A questo riguardo è notorio come la percezione del calore nei rettili sia diversa dai mammiferi e che quindi spesso si arrotolino attorno a corpi incandescenti ustionandosi in maniera grave. Mettiamo quindi le lampade sempre dietro a protezioni per prevenire le ustioni.
Le lampade ad ultravioletto servono a favorire la produzione di vitamina D nella sua forma metabolicamente attiva, vitamina indispensabile per l’assorbimento ed il metabolismo del calcio. Animali che non ricevano luce diretta del sole e non abbiamo a disposizione lampade ad emissione di ultravioletti saranno più predisposte a ipocalcemia e deformità ossee ed articolari.
Le lampade riscaldanti e ad emissioni di ultravioletto vanno messe vicina da un lato del terrario. In questo modo l’animale, attratto dal colare, riceverà anche la radiazione ultravioletta tanto utile al suo metabolismo.
Esistono da alcuni anni in commercio delle lampade che hanno la duplice funzione di riscaldare ed emettere radiazione ultravioletta.
Ricordiamo che deve esistere una escursione termica tra il giorno e la notte, quindi in ambienti riscaldati che garantiscano una temperatura minima fisiologica per la specie in questione, di notte le lampade devono essere spente.
Ricordiamo che molte specie devono essere brumate o subire un letargo, ma questo tema sarà oggetto di altro approfondimento.

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