Non date da mangiare ai cigni

Sempre più frequentemente ci imbattiamo anche nelle nostre spiagge in maestosi anatidi dal collo lungo e dal bianco piumaggio, ovvero in esemplari adulti di Cigno reale (Cygnus olor). Questa specie sta subendo in questi anni una espansione territoriale ed una diffusione anche in ambiti per lei non abituali.
Si tratta infatti di un animale che solitamente sceglie come habitat ideale le coste dei grandi laghi del centro Europa, ma che negli ultimi anni ha occupato diverse nicchie ecologiche anche in piccoli fiumi o spiagge di mari e arcipelaghi.
Animali schivi nei confronti dell’uomo, possono risultare aggressivi solo per proteggere il sito di nidificazione oppure la prole.

È vivamente consigliato NON dare cibo ai cigni, soprattutto in zone frequentate da molte persone. I motivi più importati sono almeno tre.
La dieta di questi animali è fondamentalmente erbivora ed il pane che viene loro fornito può causare gravi problemi di salute, soprattutto ai pulcini o ai giovani in accrescimento.
Altro motivo è che questa forma di “domesticazione”, ovvero l’abitudine degli animali di avvicinarsi all’uomo, può mettere a repentaglio la loro e la nostra sicurezza. Questi animali possono infatti attraversare le strade per raggiungere le persone oppure “pretendere” il nostro cibo mentre stiamo facendo un pic-nic in spiaggia. Ricordiamo che sono animali pesanti e molto potenti.
Ultimo motivo è che la popolazione selvatica di una specie si regola seguendo anche le disponibilità alimentari, quindi un eccesso di cibo calorico potrebbe indurre una crescita numerica fuori controllo della specie in questione.

Gli animali selvatici si regolano da soli, non necessitano dell’uomo, che può comunque godere della loro presenza senza interferire negativamente in equilibrio ecologici già oggigiorno così precari. Limitiamoci ad osservarli e fotografarli.

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Letargo nelle tartarughe terrestri

Le testuggini mediterranee (Testudo hermanni, Testudo graeca, Testudo marginata) sono rettili molto diffusi nelle case degli italiani.
Molte persone decidono di adottare questi animali perché ben si adattano alla vita frenetica dei nostri giorni. Non hanno necessità di essere portati a passeggio, sopportano bene la solitudine non essendo animali sociali, richiedono pochissimo tempo dedicato per le loro esigenze gestionali. Non emettono suoni molesti per i vicini e possono essere facilmente spostati quando ci si muove di casa. Le tartarughe terrestri sono animali intelligenti e riconoscono le persone che se prendono cura di loro.

Questi rettili sono autoctoni dei nostri climi, ovvero sono presenti nel nostro territorio sin dalla notte dei tempi ed il loro metabolismo è perfettamente adattato alla stagionalità caratteristica del sud Europa.
Una corretta gestione di questi animali deve rispettare queste loro peculiarità, consentendo loro di svolgere il normale letargo in sicurezza ogni anno. Il letargo sembra implicato positivamente nella corretta funzionalità del sistema immunitario e del sistema riproduttivo.

Il letargo è una quindi una condizione indispensabile per la salute delle nostre tartarughe e consiste in un progressivo rallentamento del metabolismo che consente di superare il periodo dell’anno invernale al riparo sottoterra.
Il letargo deve essere preparato gradualmente, ovvero può essere svolto in natura, in giardino, solo per animali che siano stati inseriti in contesto naturale da molti mesi, meglio si dai primi tepori primaverili. In questo modo la tartaruga sentirà l’avvicinarsi del periodo freddo e metterà in atto la strategia utile per preparare il letargo.
L’animale che debba esser emesso in letargo osserverà un lungo di digiuno, di almeno tre settimane, per consentire all’intestino di liberarsi di ogni resto di cibo prima di mettersi a dormire.

Un luogo adatto al letargo dovrà essere un’area del giardino dove non ristagni l’acqua piovana, possibilmente vicino ad un muro perimetrale o sotto delle piante. Il terreno potrà essere mosso in superficie e mescolato con sabbia di fiume e torba per facilità l’interramento. Quando l’animale si sarà interrato sarà utile ricoprire l’area con un abbondante strato di paglia e foglie secche per ridurre il rischio di congelamento.
Qualora il letargo venisse fatto all’interno dell’abitazione è fondamentale garantire un abbassamento graduale delle temperature fino a raggiungere nell’arco alcune settimane una temperatura di 6/10 C°. Temperature più alte, come quelle presenti nei garage o nelle stanze interne alla casa con il riscaldamento spento (circa 15 C°), non garantiscono un letargo adeguato. L’animale infatti non ha una temperatura sufficiente per muoversi e mangiare, ma il suo metabolismo è ancora attivo e quindi consuma molta energia. Animali ospitati a temperature inadeguate spesso perdono molto peso durante il letargo e si predispongono a sviluppare infezioni a carico di germi opportunisti.
Il letargo può essere fatto a qualunque età dell’animale, unico inconveniente una condizione di malessere o malattia. Devono essere messi in letargo solo animali perfettamente sani, quelli in cura andranno tenuti svegli in un terrario riscaldato.

Per animali che svolgano il letargo in ambiente esterno si raccomanda di vigilare l’area perché durante il sonno possono essere preda di aggressioni a carico di roditori come i topi ed i ratti.

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Cenni di alimentazione dei serpenti

L’alimentazione dei serpenti è molto diversa da quella dei mammiferi, sia come tecnica di ingestione sia come tipologia di alimento. Tutti i serpenti ingeriscono la preda intera senza masticarla.
La dimensione della preda può essere di molto superiore al diametro del serpente per la loro nota capacità di disarticolare la mandibola nell’atto dell’ingestione e per la flessibilità del loro corpo. I serpenti hanno la capacità di aprire la bocca a 160°. Le due emi-mandibole non sono fuse, ma connesse da un legamento elastico; possono quindi muoversi indipendentemente l’una dall’altra per ingerire la preda. Inoltre le mandibole si connettono al cranio con una doppia articolazione per la presenza dell’osso quadrato. I denti degli ofidi si rimpiazzano una volta caduti.
Molti serpenti presentano superiormente due file di denti, una attaccata alle ossa mascellari e una alle ossa palatine.

La maggior parte dei serpenti non velenosi hanno una dentizione semplice costituita da denti ricurvi (come la maggior parte dei boidi e dei colubridi). Questi denti non sono canalicolati né solcati e vengono detti aglifi.
Nei serpenti velenosi della famiglia dei colubridi si trovano denti veleniferi collocati posteriormente (es. genere Boiga). Tali denti vengono detti opistoglifi.
I denti veleniferi anteriori possono essere fissi come nei cobra e nei mamba e sono detti proteroglifi (presentano una scanalatura che serve a veicolare il veleno).
I denti solenoglifi sono denti veleniferi a perno e canalicolati. Si presentano ripiegati all’indietro lungo il palato quando la bocca è chiusa. Quando la bocca viene aperta per mordere si raddrizzano; presentano un canale interno attraverso cui viene iniettato il veleno. Dietro ai denti principali sono presenti altri denti di rimpiazzo che li sostituiscono se vengono persi. Si trovano in vipereaspidi e crotali.

Un animale per riprodurre deve avere un buono stato di nutrizione e riserve corporee di grasso perché durante la riproduzione non mangerà a sufficienza.
I maschi di molte specie non mangiano per molti mesi quando sono eccitati dalla presenza delle femmine e questo è causa frequente di deperimento e morte.
Le femmine una volta che il prodotto del concepimento (uova o piccoli) iniziano a crescere nel loro addome occupando spazio smettono di mangiare o mangiano solo prede molto piccole.
Oggi in commercio sono di facile reperibilità topi e ratti di diversa età e dimensioni congelati e venduti in sacchetti. Possono essere conservati in congelatori e scongelati all’occorrenza per nutrire i propri serpenti.
Lo scongelamento deve essere lento per non perdere proprietà nutrizionali della preda e le prede possono essere integrate con vitamine e minerali prima di fornirle agli animali.
Alcuni allevatori preferiscono allevare e nutrire loro le prede che forniranno ai propri riproduttori per curare molto la alimentazione e la salute dei roditori.
Le prede vive sono spesso l’unica soluzione per soggetti anoressici o disoressici perché stimolano maggiormente l’appetito e l’aggressività predatoria.
A volte infatti la preda che resta a lungo con ili serpente anoressico arriva lei stessa a morderlo con il rischio di lesioni gravi.

Serpenti arboricoli che in natura mangiano uccelli e loro uova vanni alimentati con animali “da penna”. Di solito si usano pulcini per le taglie inferiori e quaglie e piccioni per le taglie più grandi. Alcuni serpenti gradiscono le uova di quaglia e di gallina che rappresentano in cibo molto nutriente.
Serpenti che vivono in corsi d’acqua come le Anaconda hanno bisogno di assumere pesce (trote, carpe, ecc.) alternato a roditori.
I baby di serpente mangiano insetti in quasi tutte le specie. Amano grilli, cavallette, piccole lucertole e camole e tarme. In commercio spesso vengono usati sauri del genere anolis come pasto per le specie difficili.
Per i soggetti che rifiutano il pasto può essere utile forzare l’alimentazione con code e zampe di topo che rappresentano un pasto completo e di facile digestione.

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